giovedì 13 marzo 2014

5 maggio 1669......... isola di Montecristo. Il sogno di un regno

5 maggio 1669......... isola di Montecristo. Il sogno di un regno


Quando finimmo di attraversare quella fitta vegetazione collocata nel perimetro dell'isola, trovammo una piccola chiesina, piccola quanto misteriosa. Dopo aver scrutato attentamente la chiesa scorgemmo una X dietro una colonna. Subito iniziammo a scavare per due lunghe ore e invece di trovare il tanto sospirato tesoro scoprimmo un'enorme grotta sotterranea, chissà quanto lunga, accompagnata da un ruscello color verde acqua. Mentre camminavamo osservavamo le lunghe file di oleandri che ci accompagnavano ai lati. Il cammino sembrava non terminare, ma quando la speranza era ormai perduta finalmente arrivammo ad una cascatella vicino ad un sasso sul quale un uomo pregava. Quest’uomo prima di essere monaco eremita ero stato un falegname: lavorava tutto il giorno e cantava canzoni per alleggerire il cuore. Poi presi i voti e andò in convento e dalla Prussica ed infine venne fin qua! 
Gli domandammo: “Che mangiavi in convento”? E lui iniziò a raccontare… “Brodo, pane e vino, mezza bottiglia al giorno. Dio sia lodato per il vino eccellente che ho sempre bevuto! Ricordo di una grave malattia che mi colpì e venne il Papa a farmi visita e mi baciò sul cappuccio e mi dette l’Olio Santo. Mi ordinò di mangiare anche se era Venerdì Santo e mandò qualcuno alla casa di una povera donna vedova che mi cucinò pollo, zuppa e dolci. Presi anche del vino. 
Non riuscivo però a guarire, avevo l’anima che soffriva perché mi raccontavano le riprovevoli azioni egli uomini. Così raccolsi le mie poche cose, i miei attrezzi e andai in quella piccola chiesetta lassù e vissi come un eremita. Nei secoli passati avevano abitato in Monte Cristo Benedettini, Cistercensi, che da qui si erano spostati a far del bene in tutta la Toscana. Ma poi erano arrivati i Saraceni ed erano sopravvissute soltanto le capre che sono state sempre qui con me. 
Mi sono salvato dalle ultime incursioni perché ero nascosto nella grotta dove ora mi trovate”. “Come trascorrevi le giornate? Pregavi molto”? “ Mi divertivo a dar la caccia alle capre, a esplorare l’isola alla ricerca di pietre e piante oppure osservavo il mare, come si alzava e ritirava dalle rocce”.
“Leggevi”? “Sì, le opere di un gesuita”.
“Cosa cresce sull’isola”?

“Soltanto mirtilli. Poi trovai un sacchetto di semi portati da un sardo e ho coltivato alcuni ortaggi. Ora mi sento molto debole, sono tanto malato e mi rimetto nelle mani di Dio. Se siete toscani portatemi sulla terra ferma, nell’ospedale di Santa Maria Novella a Firenze: Dio ve ne renderà merito! Voglio stare in Italia, non c’è paese nel mondo come L’Italia e gli italiani sono brave persone.  Io di storie e di persone ne ho conosciute molte!” "Ok, Barba bianca" dissi indicando l'eremita e continuai: "Sinceramente, se ti sei malato me ne importa ben poco e anche se stai male scommetto che sai dov'è quello che stiamo cercando!"
L'uomo, prima di parlare pensò un attimo a cosa dire finché non cominciò a parlare: " Sì, io so dov'é ció che cercate, ma ho promesso a mio fratello, prima che morisse, che lo avrei consegnato solamente a chi avesse avuto un cuore puro. Allora vediamo se avete un cuore puro e per capirlo dovete risolvere questo indovinello: “Non si può vedere, non si può toccare e nemmeno con il tesoro che potreste prendere, lo potreste comprare. Allora, cos'è?"
Tutti noi, in quel momento di silenzio che seguì, pensavamo come  come risolvere l’indovinello. Tale silenzio fu interrotto dalla voce di Joel Fuschian che, inspiegabilmente gridò: " Vi dichiaro marito e moglie, può baciare la sposa". Ma prima che potesse dire qualcos'altro, venne infilzato dall'affilata lama del capitano. A quel punto non mi trattenni e dissi: "Sicuramente il capitano non ha un cuore puro, “.
Tutti si misero a ridere, fino a quando dalla bocca di Giuly, la più giovane della nave, uscirono solo due parole, che zittirono tutti: "Il tempo!"
"Esatto!" disse l'eremita: "Signori avete con voi una donna dal cuore puro, quindi vi dirò dove si trova il tesoro". E continuò: "Andate alla torre di avvistamento e cercate il libro di mio fratello Oldnick e leggetelo a pag. 221 lì c'é il capitolo sul leggendario Serbian e le sue avventure, troverete scritto dove si trova il leggendario tesoro degli eremiti. Subito Benda Blu iniziò a scavare, tanta era la fretta di trovare il tesoro che nemmeno usó il piccone che ci eravamo portato, ma un semplice legnetto trovato lì accanto. Tanto era la nostra foga  che in pochi minuti il forziere era già dissotterrato. Subito la aprimmo e i nostri occhi luccicavano al vedere di tale bellezza; c'erano diamanti di ogni tipo. Subito il mio occhio puntò il fantastico diamante del carbone smarrito ormai da tempo dal capitan Serbian. Fin dall'inizio la nostra idea era quella di donare il prezioso diamante al capitano e così facemmo. È questa l'ultima immagine che rimarrà impressa nella mente: quella di noi commossi che regalavamo il diamante al nostro caro e amatissimo capitano.






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