giovedì 21 novembre 2013

La fuga 4 dicembre 1668

La fuga 4 dicembre 1668

Con un grande sparo uccidiamo, o almeno addormentiamo la guardia per un po', per far riuscire la fuga. Senza perder tempo corriamo verso i bordi della nave; lo scavalchiamo e ci tuffiamo in mare. Gli altri soldati, sentendo lo sparo, vengono verso di per non farci scappare, ma ormai era troppo tardi, eravamo scomparse nelle onde del mare aperto. Ci accorgiamo improvvisamente che la scialuppa era bucata e stavamo affondando, l'acqua era marmata, si gelava, non avevamo più le forze per andare avanti e così ci fermammo sotto la nave. Anche se ormai eravamo sul punto di morire dovevo scappare prima che facesse giorno così rivoltammo il resto della scialuppa e piano piano, con molta fatica, andammo avanti e scappammo della nave; ormai eravamo lontane e non potevano più trovarci...
Ce l' avevamo fatta quando ad un certo punto sentimmo dei rumori, erano dei remi, un caicco ci stava seguendo ed erano proprio i nostri compagni di ciurma. Finalmente ci hanno trovate! Ci hanno fatto salire a bordo ormai congelate. Non ci volevano dire dove ci stavano portando; Ci addormentammo e quando ci svegliarono, eravamo ai piedi di un’isola, Pianosa. Ci hanno strattonato portandoci in una zona dove ci hanno ordinato di costruire una struttura fortificata forse di detenzione.  Giorni dopo giorno, notte dopo notte ci aspettavano lavori sempre più duri e faticosi. Dovevamo costruire fortificazioni o celle molto piccole impossibili da buttare giù e senza nessuna via di scampo. Il sole picchiava forte e noi, tutti i giorni senza un minuto di riposo, eravamo lì che faticavamo sempre di più man mano che andavamo avanti.
Ogni dieci venivano a controllarci portando di tanto in tanto alcuni prigionieri.



martedì 19 novembre 2013

Canzone del pirata 4 dicembre 1668

Canzone del pirata 4 dicembre 1668
Mentre navigano i pirati cantano........


I pirati cantano sul ponte
E le botti scassano
Se perdono le chiavi
Dopo la vittoria in alto la bandiera
Che da sempre è bianca e nera
Rit.
Gira, gira per il mar
Cirri e non fermati mai
Sempre all'erta notte e dí
I pirati son così
Guarda quel pirata è il capo della banda
E gli manca anche una gamba
Se una nave avvistano
Sono pronto a un arrembaggio
Davvero facile
A fare il brigantaggio
Gira, gira per il mar
Corri e non fermati mai
Sempre all'erta notte e dì
I pirati son così
Quando le trombe suonano
È l'ora della battaglia
E il nemico annientato
Strozzandolo con la maglia
Gira, gira per il mar
Corri senza fermarti mai
Sempre all'erta notte e dì
I pirati son così. 

Laura Goretti
Caterina Costanzo
Irene Verdinelli
Tatiana Gargaun




lunedì 18 novembre 2013

Assalto alla nave inglese 8 dicembre 1668

Assalto alla nave inglese 8 dicembre 1668

Erano circa le 9:00 di mattina; eravamo sulla neve, avevamo appena buttato l'ancora; anche se a causa di una fitta nebbia non era semplice avvistare navi nemiche la nostra vedetta ne avvistò subito una... Era una nave inglese! Era un brigantino, con le vele color bianco e issata su uno degli alberi la bandiera inglese. Quando ci avvicinammo la vedetta disse che era una nave carica di circa 150 kg di foglie di thè. Il brigantino era fermo, noi ci stavamo avvicinando piano piano; stavamo preparando i cannoni, gli esplosivi e avevamo prese le spade. Eravamo pronti all'attacco! Si sentì il primo fragoroso colpo di cannone, tutti i gabbiani volarono via. Pochi secondi dopo inizió la battaglia per conquistare il thè inglese. Alcuni uomini saltarono nel brigantino inglese, altri rimasero nel nostro a caricare i cannoni.
I nostri pirati più esperti cercavano di distrarre gli avversari per permettere agli altri di poter trasportare le foglie di thè alla nave inglese al nostro brigantino. Nel frattempo i pirati inglesi avevano catturato uno della nostra ciurma. Altri invece stavano affrontando un sanguinoso combattimento. Mentre io capitano ci diceva di caricare i cannoni fecero prigioniero un altro della nostra ciurma. Al segnale di avvio del capitano iniziò il finimondo: teste che rotolavano, sangue ovunque, uomini caduti in mare e mani che svolazzavano. Ad un tratto si alzò un fortissimo vento che ci strappò una delle vele. La battaglia fu molto sanguinosa. Il capitano esclamò: grande ciurma, un'altra vittoria!; la nostra prossima meta sarà l'isola di Gorgona e possiamo goderci il viaggio bevendo gustosissimo thè inglese.

sabato 9 novembre 2013

Sommossa interna 2 dicembre 1668

Sommossa interna 2 dicembre 1668


Preso il nostro brigantino senza preoccupazione ci avviammo verso la prossima isola del prezioso tesoro dei pirati. 
Tutto ci aspettavamo meno che trovare un altro brigantino molto più grande del nostro, con bandiere di guerra issata. Subito il capo si scosse e si alzo dalla comoda poltrona dove si era seduto e inizio ad impartire ordini a raffica ovviamente infuriato per la svista della nostra vedetta che mai aveva sbagliato. Ricordo che inizió cosí questa guerra: con l'immagine della nostra cara vedetta prendere la propria forte, affidabile, precisa calibro 28 e ficcarsela in gola e premendo quel grilletto che tanto aveva fatto soffrire gli altri pirati uccidendoli. Uno a uno con colpi assai precisi. Ci fu qualche secondo di silenzio seguito da qualche ora di inferno, rabbia e morte con la nostra ciurma pronta a riscattare la perdita da noi procurata. Benda blu e Barbacorta erano su tutte le furie per la perdita della loro perdita che così velocemente se ne era andata ed era li ferma immobile sullo scafo della nave.il primo pirata da me nominato non si fece pregare prima di accendere il fuoco e di uccidere ben cinque pirati nemici con una sola palla di cannone grande tre teste o poco più. Presto la battaglia si tramutò in una battaglia sulla terra visto che da quanto passaggio c'era tra le due navi non si distinguevano i diversi pirati delle due ciurme, e la guerra si fece piu sanguinosa. 
Barbacorta rese la sua spada e colpi due uomini in pieno volto cavando ad entrambi un occhio per testa rendendoli molto vulnerabili stava uccidendo gran parte dell equipaggio nemico impugnando stretta la sua fedele sciabola quando il vice capitano avversario gli scaglio un fendente al fianco sinistro e lui rimase gravemente ferito, forse troppo fortemente, ferito.sentivo le urla di dolore fino alla scrivania da dove stavo pregando affinche vincesssimo quella battaglia ma le mie preghiere furono vane dato che dopo poco anche occhi di ghiaccio fu colpita da una pallottola alla nuca e trasformò la nostra amica in un corpo misero e senza vita.